Nonostante la neve caduta sabato in città, complice il bel sole del giorno dopo, mi è venuto il desiderio di andare a vedere come il Casetto si fosse risvegliato in questa domenica di inizio febbraio.
Gli amici lì attorno mi hanno subito messa in allerta: non si sale, di neve ne è caduta tanta e la strada è difficile da percorrere anche a piedi…
Sapevo poi che la corrente, mancata come al solito per oltre 24 ore, doveva essere stata ripristinata nella zona e speravo dunque che anche su fosse tutto a posto, ma in questi casi è sempre meglio andare a verificare di persona, soprattutto per controllare e svuotare il freezer, quindi, chiamata a raccolta la mia ciurma, e cioè mio figlio e Daniele (amico di una vita, sempre disponibile e attento quasi quanto me alle sorti della Collina), siamo partiti nel primo pomeriggio con le sue quattro ruote motrici.
La strada asfaltata ovviamente era stata prontamente sgombrata, ma dal bivio sterrato in poi nemmeno si distingueva l’imbocco della via.
Con zaini e slittino ci siamo incamminati, doposci ai piedi e telefonino pronto a catturare il fantastico panorama che ci si apriva davanti.
Salita bella faticosa, in neve fresca tra rami curvi sotto la coltre pesante e silenzio irreale.
Solo alla Pietra, la vecchia casa abbandonata prima dell’ultimo bivio, ho provato a chiamare col consueto fischio La Miciuzza: lo so che lei ha quartiere nelle vecchie stalle e quando non è su da noi va a riposarsi lì… infatti ha subito risposto con miagolio contento ed affamato.
C’è un punto in cui c’è una forte eco e sentivo rimbalzare la mia voce con i suoi MIAOOOO in risposta.
Non ho visto da dove sia passata e non so come abbia fatto, so però che è arrivata al cancello insieme a noi, pronta a reclamare la sua pappa nelle ciotole ormai vuote.
Tornata la corrente, il frigo non sembrava aver subito grossi danni – ma ho comunque tolto quello che c’era in congelatore, – poi ho riempito il dispenser dei croccantini e le ciotole varie per La Miciuzza e Gatto4 (Faramir e Gebo sono giù in città con me in questo periodo, ma gli altri sono più selvatici e si sanno badare bene … e poi con la gattaiola hanno tutto il riparo che vogliono) e infine ci siamo dedicati ad Isy!
La verità è che lei è stata fin da subito il nostro primo pensiero, povera piccola cocorita spennacchiata e vecchiotta!
La sua riserva di cibo era quasi a zero e l’incertezza sulla possibilità di prossimi approvvigionamenti ci dava un solo imperativo: portarla al sicuro in città, con tutte le sue scatole di mangime, biscotti, pastoncino e sabbia.
Isy è nata in casa più di 12 anni fa… ha il terrore di quello che c’è al di la delle sue sbarre protettive … non esce nemmeno se si lascia la porticina aperta e se le capita (come questa estate quando un colpo di vento ha fatto cadere ed aprire la gabbia) di trovarsi libera, riguadagna di gran carriera il suo rifugio, i suoi posatoi e le sue mangiatoie.
Come nella nota pubblicità di un amaro dovevamo trarla in salvo, condurla in un’abitazione cittadina dove potesse essere accudita e nutrita con frequenza regolare, lontano dall’incertezza di strade innevate ed impercorribili!
Il paesaggio da favola ci ha un po’ distratti: l’incanto dell’appennino imbiancato, dell’orto sepolto, del campetto e della legnaia immersi nella coltre, la casa addormentata, il silenzio, il cielo grigio argenteo con l’orizzonte di luce rosata… quanto è bello il Casetto! Sempre, anche quando tante cose ti tengono forzatamente lontana, la sua quiete ti abbraccia e ti consola.
Ti chiama, ti aspetta… immobile e accogliente, certezza salda nel caos dei momenti bui.
Poi, riposati i pensieri, oltre alle membra affaticate dalla camminata in salita, legato il bagaglio allo slittino, caricato il piedistallo e avvolta in una coperta la gabbietta con Isy abbiamo ripreso il sentiero, ripercorse le orme tracciate a venire e siamo ridiscesi verso l’auto.
Isy ora è in città, al caldo e coccolata…con lei aspettiamo la primavera per tornare tutti insieme alla nostra casa.