E’ così difficile, non dico ricominciare, ma proprio andare avanti. Giorni interi a fare progetti, a pensare come costruire il futuro, un futuro prossimo, in cui mettere in pratica i nostri sogni di sempre… e poi in un attimo, senza sapere perché, nella maniera più inaspettata, tutto scompare.
Ho aspettato a scrivere perché ancora adesso spero di svegliarmi e trovarti accanto pronto a tuffarti insieme a me nelle solite giornate.
Invece non torni.
Ti sento, lo so che ci sei, ma non è lo stesso che poterti toccare; ti parlo e ascolto le tue risposte ma non è lo stesso… e quindi stringo i pugni, per la rabbia, per la tristezza, per la forza che non trovo e poi vado.
Ogni mattina mi alzo e vado… a raggiungere la sera e poi la notte, fino alla prossima mattina, senza voglia, per inerzia,
per rispetto verso quello che volevamo.
20 giugno 2018 – a due mesi dalla tua partenza sul veliero che non fa ritorno, nella sera verso il solstizio
Insieme agli amici ho cercato un posto, davanti al cancello, per ricordare a chi arriva che comunque ci sei, che non sei andato lontano da casa, che da qui parte sempre la strada.
Ai piedi di un giovane olmo, a fianco di un olmo bambino, tra due alberi che amavi e che cresceranno per te, ho raccolto ricordi, simboli e parole.
Ti abbiamo raccontato in un tramonto speciale quello che c’era nei nostri cuori, l’amore nostro per te, il peso della tua assenza, la certezza della tua presenza.
Per te abbiamo bruciato legni profumati erbe aromatiche e rune incise nel cedro
Per te abbiamo bruciato l’alloro
Il fuoco si è innalzato dal braciere e nella sera ti abbiamo gridato che sei e sarai per sempre presente e per te abbiamo cantato con voci strozzate e lacrime ferme sul ciglio degli occhi.
Per te abbiamo alzato i bicchieri nel sole che scendeva verso l’inizio di una nuova estate ringraziando di averti avuto.
La via è fuggita avanti ma la inseguiremo.
J. qui al Casetto tu sei sempre con noi, anche se hai varcato il cancello per incamminarti e precederci lungo il sentiero che da esso si diparte.