TRE OLIVI

Ritorno al Casetto con un paio di mesi di ritardo. L’inimmaginabile è accaduto, prigionieri di un virus la nostra vita è andata in pausa.

Faramir e Gebo

Nel frattempo però il semenzaio in serra e le poche piante già messe in terra nel nuovo orto crescevano ed un nuovo arrivo aveva abbellito la collina.

IL SEMENZAIO IN SERRA
LE FAVE

Scelti appositamente da Sergio in un vivaio in Toscana, in provincia di Pistoia  – proprio pochi giorni prima che tutto si fermasse – sono stati piantati tre meravigliosi olivi.

Glieli aveva  segretamente commissionati  Monica, amica di Verona che non fa mai mancare il suo affetto in ricordo di Junio, (l’anno scorso, con altri amici,  mandò i bellissimi alberi da frutta  e nacque “il frutteto”!)

E’ stata una bellissima sorpresa, tenutami nascosta fino all’ultimo quando mi sono arrivate le foto!

Ero in città e mi sono dovuta accontentare di quelle, finchè non ho potuto far ritorno.

Grazie Monica, sempre presente e sempre cara, ogni volta mi stupisci  e mi regali gioia!

Eccoli qua:  un taggiasco, un frantoio ed un leccino.

olivo tagiasco
olivo leccino
olivo frantoio

Sono stati stati sistemati a prolungamento della staccionata del nuovo orto, nel campo grande da poco seminato a grano saraceno, facelia e fiori per le api.

Il Casetto si adorna e si riprende spazi abbandonati!

L’olivo, insieme alla vite, è per me simbolo di vita, con le foglie argentee tese verso il cielo in sfida come lunghe dita dai rami nodosi. Ora siamo qui e si riparte.

PRESTO TORNERO’ … CON NUOVE STORIE

Con una velocità inquietante è passato un altro inverno.  Non sono mai del tutto veramente andata via, solo – da metà gennaio – ho preferito dormire in città accompagnata dai gatti Faramir e Gebo, mentre La Miciuzza è rimasta a far la guardia.

Ogni volta che ho potuto ed ogni week end sono tornata e con gli amici.

Abbiamo festeggiato compleanni,  il solstizio e il Capodanno bruciando alloro nel fuoco sacro consegnando alle fiamme i nostri propositi e i nostri desideri per l’anno in arrivo.

 

Abbiamo arrostito castagne e bevuto vino rosso al caldo della stufa.

A Natale abbiamo gustato insieme il nocino invasato a giugno scoprendo che, nonostante fosse il nostro primo tentativo, è riuscito buonissimo, il più buono di tutti!

Come al solito ho preparato il liquore di rosa canina ed ho provato a farne uno con i cachi della Pietra.

Ho provato anche a fare l’idromele insieme al Fante, appositamente venuto da Vicenza ad insegnarmi (lo abbiamo curato come un figlio, misurandone i gradi con il mostimetro e guardandolo fermentare; ora è imbottigliato in attesa dei prossimi assaggi)

Ho fatto fermentare le mele per fare l’aceto che ora riposa in una bellissima botticella di rovere, impregnata di aceto balsamico di Modena, regalatami dai miei genitori.

Ho messo in serra i vasi con le piante più sensibili, ho piantato cavoli e broccoli per le zuppe e le frittate di questi mesi ed ho iniziato il semenzaio per le prossime semine nel nuovo bellissimo orto appena recintato.

Insomma, mi sono come sempre data da fare con mille attività per stare il più possibile nella mia collina vicino a lui ed al suo spirito sempre presente…

Ora la primavera è alle porte: quella del calendario, perché in effetti di belle giornate ce ne sono già state tante anche e la temperatura ha ingannato l’orto, il frutteto e tutta la collina.

Le violette hanno tappezzato i prati già da un po’, i narcisi e i giacinti sono fioriti, i mandorli hanno addirittura già perso i fiori e quasi non sembra ci sia stato sonno nel gelo mancato.

 

Presto tornerò e avrò nuove storie e nuove sorprese!

IL FRUTTETO DI JUNIO

Stavo mettendo via i rametti di rosmarino per seccarli per l’inverno quando mi arriva un messaggio su whatsapp: è Monica P. che mi dice che si aspettava  che io scrivessi qualcosa delle piante arrivate da Verona nelle “Cronache del Casetto”… Le rispondo subito che ci ho pensato tante volte, ho anche messo via foto e materiale, ma per me entrare in questo blog – che avevo voluto perché lui avesse una vetrina per i suoi meravigliosi lavori col legno e mio figlio uno spazio per la sua immensa fantasia e grande capacità di scrittura –  è diventato difficile.

Avrei tanto da raccontare, la ricetta del nocino del Querceto (fatto con Luca e Carolina il 24 giugno e che berremo a Natale), quelle dei nuovi liquori che sto sperimentando, della composta di mele con le spezie, della marmellata di fichi con le zeste di limone e storie su questi posti e sui dintorni che ho raccolto per pubblicarle, ma sono bloccata. I pensieri vagano, sembrano pronti ad uscire ma poi si fermano nell’aria e non si fissano in immagini.

Lui mi manca. Lui manca a tutti.

E manca tanto, lo so, anche agli amici di Verona che in aprile, ad un anno dalla sua partenza sulla via che prosegue senza fine, lungi dall’uscio dalla quale parte, hanno voluto ricordarlo in un modo bellissimo.

Hanno regalato un frutteto al Casetto. Il frutteto di Junio: meli, peri, pruni, ciliegi, cachi, peschi, mandorli, melograni, albicocchi per un totale di 20 alberelli da piantare per lui. E’ stata una sorpresa, realizzata anche con la complicità di Sergio che è andato con il Daily fino a Verona per caricarli e portarli qui all’inizio di aprile.Li ha tenuti nei loro vasi a casa sua per qualche settimana perché il tempo non era buono ed era subentrato anche un problema di acqua, con il pozzo da ripristinare.

Alla fine il Ciccio me li ha portati su e li abbiamo messi al riparo dal vento dietro al fienile in attesa di riuscire a metterli a dimora. Infine ai primi di maggio io e Lisa abbiamo deciso che pioggia o non pioggia (ed in effetti continuava a diluviare) li avremmo sistemati.

Il giorno prima io avevo già piantato il mandorlo accanto all’orto in fila con gli altri mandorli del Casetto: sembrava un cucciolo vicino ai genitori con la sua piccola chioma in confronto con le grandi chiome degli altri che sono qui da sempre.

La scelta della zona  è stata complicata, non ci sono spazi liberi in piano attorno alla casa, tutto è già sfruttato al centimetro e gli alberi da frutta richiedono un sesto di impianto che non riuscivo a realizzare; quindi l’unica possibilità è parsa  la scarpata, piuttosto ripida, ma soleggiata ed al tempo stesso protetta dai venti, dietro casa a ovest.

Abbiamo iniziato a scavare (soprattutto Lisa, perché io non ho il fisico…) e melograno, peri ed albicocchi sono stati posizionati.

Il resto del lavoro lo hanno portato a termine Sergio e i suoi ragazzi, sempre bravi ed efficienti.

 

 

 

Solo il Prunus cerasifera dalle foglie rosse ho voluto metterlo fuori dal cancello, accanto all’olmo di Junio, con appesa una scritta: dai fratelli, per sempre.

Fratelli che non lo dimenticheranno e che io non dimenticherò.

 

 

Ora l’estate è passata e siamo in autunno, ho raccolto qualche mela un paio di pere, susine  e  pesche:  sono piante ancora giovani ed è presto per i frutti, eppure hanno voluto da subito offrire il loro regalo al Casetto, a Junio.

Non tutte hanno radicato bene e qui l’inverno è duro. Qualcuna non ce la farà qualcuna sì,  quello che resterà sempre sarà comunque il ricordo del gesto di amore che gli amici di Verona hanno fatto per lui.

Il tuo frutteto, nella tua casa… ti sarebbe piaciuto, lo proteggerai, vero?

p.s. sì , Monica P. , ho scritto, per mio figlio come mi hai suggerito tu, per te e per gli altri che hanno in ogni modo contribuito a questo bellissimo regalo – GRAZIE A TUTTI

Un regalo al Querceto

Ad un anno esatto dalla partenza sui velieri dei porti grigi del mio amato compagno, mentre eravamo riuniti con i soliti fratelli per ricordarlo, dalla strada che sale al Casetto, con una bottiglia di vino rosso ed un  dolce artigianale fantastico,  sono venuti a trovarmi i nuovi vicini.

A lungo avevamo fantasticato su chi avrebbe acquistato Ca’ Pietra, la vecchia casa colonica qua sotto: ci sarebbero piaciuti? Avremmo legato e condiviso con loro l’amore per questa terra? Non era facile immaginare,  ma ci piaceva parlarne ed eravamo curiosi di vedere chi sarebbe arrivato.

Ricordo ancora l’entusiasmo quando un paio di estati fa ci dissero che qualcuno si era fatto avanti e dunque si aspettava…

Lui forse li ha visti qualche volta passare, io forse li ho incrociati inconsciamente, ma fino a questo aprile null’altro.

Poi, come un regalo atteso con trepidazione, sono giunti.

Gatto Faramir ha capito immediatamente, lui sa come accogliere gli ospiti, lui sa quando chi arriva non è un ospite ma parte di questo posto. E’ stato subito amore tra lui e Carolina.

Ed è stata subito sintonia tra noi.

Sognatori come noi, visionari come noi,  gente giusta per questa collina.

Carolina: tedesca, bionda, leggera e luminosa come un’elfa tolkeniana, bella, semplice, mi trasmette serenità con il suo sguardo che va oltre le apparenze, lei sente e ti fa sentire e ti fa vedere.   Connessa con questo posto, con gli alberi, con la terra, si emoziona davanti ai meravigliosi tramonti rossi dietro il Monte Adone, alla indimenticabile scia della stella cadente che l’altra notte abbiamo visto attraversare il  cielo blu dal campo qui sopra ed anche per i miei racconti, per le canzoni e per il cibo e ringrazia sempre per tutto con una gratitudine verso l’immenso che riempie l’anima.

 

Luca: sogna anche lui con la sua irrequietezza e al tempo stesso la sua calma; una centrifuga di idee, progetti che non sa tenere a freno ed è contagioso in tutto questo.

Le arnie con le api, il primo miele (mai assaggiato uno più buono!), il trattore per questi campi troppo a lungo abbandonati che ora si ridestano e chiedono attenzione, e tanto tanto altro per i giorni che verranno, da costruire, immaginare, programmare..

Mi ricorda un palloncino a stento trattenuto dal filo di nylon, un momento pronto a sfuggire per inseguire il vento, il momento dopo fermo ad annusare quietamente l’aria.

E comunque trascina… e noi lo seguiamo curiosi.

Per fortuna poi c’è Davide, che ci riporta tutti alla realtà con i suoi conti, le sue valutazioni e la sua praticità. Deformazione professionale, certamente, perché è palese quanto anche lui sia immerso in questa avventura, affascinato e stregato come tutti quelli che frequentano questi posti e la loro magia, ma al tempo stesso non ne perde di vista gli aspetti concreti… lui ci  regala riflessioni indispensabili, ma anche allegria e canti accompagnati con la chitarra ed è il centro  delle discussioni che ci impegnano dopo cena con un buon bicchiere di nocino a rilassarci la mente… e a farmi infuriare perché mai una volta la pensiamo allo stesso modo!

Ed anche questo è il bello delle serate al Casetto.

E quindi il regalo è arrivato, questo agosto sta vedendo giorni pieni di parole e di energia e di amore per quanto ci circonda, per il Casetto, per questa collina, per le colline della Pietra… per il Querceto.

 

 

 

Amarene sciroppate al sole

Stamattina  sul presto ho raccolto le “ciliegie acide”.

Sono i frutti del cosiddetto “ciiegio aspro o acido”, sempre della famiglia delle Rosacee del genere Prunus… delle ciliegine selvatiche che crescono sulla collina, non buone da mangiare così come sono perchè di gusto piuttosto amarognolo.

In realtà non ho ben chiaro se siano amarene, visciole , marasche o cosa, ma cambia poco.

Le ho sciacquate, asciugate, denocciolate (devo ricordarmi che c’è una mossa molto facile da fare per togliere il nocciolo: una leggera pressione del frutto verso l’alto dove si trova il picciolo, in questo modo  esce praticamente da solo senza rompere eccessivamente la ciliegia)

Poi le ho sistemate in un barattolo di vetro e ricoperte di zucchero.

Adesso le ho messe al sole dove resteranno per diversi giorni.

 

 

Di sera al tramonto le metterò nella stalla al riparo e poi durante la giornata di nuovo al sole, finchè lo zucchero si sarà tutto  sciolto ed avrà formato lo sciroppo col succo dei frutti.

 

 

Le ho già fatte negli anni passati, sono buone sul gelato, nei dolci (pasticciotti crema e amarena, tipici della costiera amalfitana,  crostate ecc.)   ed è ottimo  anche lo sciroppo, allungato con l’acqua… o anche per farne ottimi e freschi aperitivi aggiungendolo al  vino bianco o  alla vodka o altre basi. Quando il sole scivola sul crinale a me piace salutarlo con un buon bicchiere e spesso invento un cocktail al momento… ma questo è un altro racconto!