un insolito albero di Natale

Qui al Casetto siamo pieni di conifere: abeti, pini, cedri… sono alberi che hanno parecchi anni, svettano oltre il tetto della casa e del fienile. Sarebbe bello poterne addobbare i rami con ghirlande, ma sono davvero troppo alti e maestosi.
dobbiamo inventarci qulacosa di diverso!

Procuriamoci  un pallet, ne abbiamo sempre di scorta, ci si possono fare cose incredibili !

Tagliamo via due triangoli laterali, lasciandone uno   centrale.

Levighiamo e smussiamo.

Poi prendiamo della vernice (io l’ ho scelta bianca e  all’acqua)

Ho spennellato in maniera irregolare, lasciando volutamente zone in cui si intravede il legno, ma si può fare anche un colore uniforme e più deciso.

A noi piace sempre che le nervature del legno restino  visibili  sotto la tinta prescelta.

Terminata questa fase, lasciamo asciugare. Eventualmente si può  passare uno strato di cera per fissare meglio il colore.

Ora passiamo agli addobbi. La fantasia può scatenarsi. Siamo in campagna, basta uscire e cercare. L’idea, per questa volta, è usare solo cose naturali, senza trattamenti … vediamo cosa abbiamo raccattato!

Pigne, pezzi di legno, rametti….INIZIAMO!

Via via che si procede arrivano le idee… leghiamo con della corda di canapa, mettiamo delle puntine per fissare il tutto e proseguiamo.

ECCO FATTO!

Tra qualche giorno lo sistemeremo fuori e  poi finiremo le decorazioni con rami e con quello che ci verrà in mente. A presto!

LA ROSA CANINA – tisane e liquori

Lungo  la strada sterrata che si inerpica  per salire al Casetto cresce la rosa canina.             

In primavera i cespugli fioriti ricoprono i pendii chiazzandoli con  petali  leggeri (cinque per fiore) di un tenero color rosa che si inframmezza  al giallo  acceso delle ginestre.

In autunno invece è tutto un occhieggiare di bacche rosso fuoco.

La rosa canina è una pianta spontanea chiamata anche rosa selvatica. Appartiene infatti alla famiglia delle rosacee, ed al genere Rosa.   Plinio il Vecchio la chiamò così, nel suo Naturalis Historia, narrando che  un decotto di radici curò la rabbia trasmessa dal morso di un cane ad un soldato romano.

Le proprietà  curative e gli usi di questa pianta sono molteplici. In particolare la rosa canina è un concentrato di vitamine e dunque molto utile per  rafforzare il sistema immunitario.  In rete potete trovare decine di articoli più approfonditi, che vi spiegheranno  tutte le caratteristiche scientifiche e mediche…  io, però, non voglio dilungarmi su questi aspetti …   Voglio invece parlarvi  di come utilizzo quelle meravigliose   piccole bacche, sode, lucide, dolci e di un rosso così intenso che non posso resistere al loro richiamo.

Si tratta  in realtà di falsi frutti (cinorrodi) all’interno dei quali si trovano  i frutti veri e propri (acheni)  costituiti da semini gialli frammisti a peletti, anche un po’ fastidiosi.

 

Io le raccolgo in autunno, in lunghe passeggiate con la mia bella cesta e un paio di guanti (perchè si sa, non c’è rosa senza spine!).   Ne metto sempre un po’ ad essiccare per poterne usufruire durante l’inverno. Quasi ogni giorno, per prevenire e curare raffredori e infreddature, mi preparo una bella TISANA calda, lasciando le bacche in infusione per una decina di minuti in acqua bollente. Ci aggiungo sempre un po’ di zenzero fresco, limone e miele. Il sapore è dolce e al tempo stesso leggermente asprigno, una vera coccola nelle giornate più fredde.

La tisana si può fare con le bacche fresche o con quelle essiccate, pestate in un mortaio o comunque spezzettate. Spesso ci aggiungo anche qualche bacca “alcolizzata”, quelle cioè che mi sono servite per preparare il liquore e che hanno acquisito un profumo particolare insieme alle spezie ed alla buccia di agrumi.

E questa è la mia ricetta per il LIQUORE DI ROSA CANINA

Prendo un grosso vaso di vetro, di quelli con la chiusura ermetica, ci metto circa 300 grami di bacche di rosa canina fresche, appena raccolte, lavate e fatte asciugare.

Le ricopro con 500 ml di alcool a 95 gradi. Ci aggiungo la buccia di un limone (senza il bianco!), un chiodo di garofano, un anice stellato e qualche pezzetto di stecca di cannella . Lascio tutto in infusione al fresco e al buio per 30 giorni, agitando  spesso il vaso.

 

Trascorso questo tempo filtro il tutto (le bacche le conservo in un barattolo per  aggiungerne qualcuna alla tisana come ho scritto sopra), poi preparo uno sciroppo facendo sciogliere sul fuoco 300 gr di zucchero in 300 ml di acqua. Lo lascio raffreddare e quindi  lo unisco al resto.

Lascio riposare il liquore per una quindicina di giorni prima di filtrarlo di nuovo attraverso  un panno pulito in modo che diventi bello limpido.

A quel punto lo posso imbottigliare! (Lo lascio a riposo per qualche settimana, prima di offrirlo agli amici).

la quercia

io ero una ghianda.  caduta da un albero non lontano.  finita in mezzo a zolle di terra tenera, calda e avvolgente.

poi ho messo radici.  sono cresciuta.

il mio tronco si è irrobustito anno dopo anno, mi sono alzata dritta verso il cielo, ho steso le mie dita ad abbracciare la valle, ho riparato l’orto dal sole bollente. mi dicevano che forse stavo esagerando perché l’orto aveva bisogno di quel sole, ma a me sembrava di proteggerlo.  e poi li sentivo quando parlavano di me: troppo bella per tagliarla! quindi ero tranquilla… nessuno mi avrebbe fatto del male.

ero piena di ghiande, tanti figli da spargere e le mie foglie appena ingiallivano in mezzo a questo tiepido autunno.

poi non lo so cosa sia successo.

ha iniziato a nevicare. la neve la conoscevo, negli scorsi anni ogni tanto mi ricopriva.  era gelata ma morbida, e il vestito bianco mi donava.  mi sentivo una regina sul bordo del pendio, di fronte la Torre dell’ Erede, più in fondo il Monte delle Formiche e il Santuario… presenze antiche, amiche, e mi faceva sentire importante il fronteggiarli: loro così immobili, pietra salda nel tempo, io una ballerina nel vento, solida ma anche flessibile. con i miei rami accarezzavo il mondo!

ad un certo punto invece i miei movimenti si sono fatti lenti, mi è venuto freddo. ho avvertito come un peso addosso insostenibile… mi sono sentita schiacciata contro la terra, come se qualcuno volesse farmi rientrare sotto le zolle da cui ero partita…

no, io non mi piego alle ragioni altrui, resisterò al dolore, mi dicevo.

poi… è stato troppo. ho tenuto duro, mi sono distesa nella tempesta e ho sopportato finchè ho sentito come una lama che mi squarciava e il mio cuore è andato in pezzi.

ora sono sparsa sull’orto che volevo custodire, sulla collina affacciata sul bosco di aceri e ginestre, di ginepri e roverelle, rosa canina e frassini… e mi sento come se non ci fossi più …

mi sento le radici pesanti, però… le sento piantate, sì, è come se avessero strappato insieme al vestito bianco che mi ricopriva anche brandelli di me, ma la vita mi scorre davanti e vedo ancora la valle… dilaniata, squarciata, mi sento paralizzata senza rami da scuotere eppure sono sempre dov’ero… ci sono ancora, sono qui e ricordo, sono qui e respiro, come può respirare un albero… un albero fatto a pezzi senza una ragione. spero che con i rami perduti possa nutrirsi il fuoco e dare gioia a quelli della casa che sono sempre stati gentili con me… mi dicevano che ero bella e che non mi avrebbero tagliata… non è colpa loro quello che è successo, lo so.

solo che mi sento triste perché non so se potrò tornare com’ero, se saprò ricrescere , se saprò restare…

solo una cosa so: ci proverò.

un po’ di neve…

E che dire?

ieri è venuta giù un po’ di neve… la prima dell’anno, inaspettata…

tutta la zona, come gran parte dell’appennino è senza corrente elettrica… dicono che ci stanno lavorando!

 

mi spiace per i frezeer che erano abbastanza pieni di cibo, d’altronde  cucinare e mangiare è una delle poche cose che si può fare. Per il resto… a nanna presto e niente tv, computer ecc…. per chi sta su!

quanto a me, sono venuta in città domenica sera, non che non sia caduta anche qui tanta neve, ma ora è tornato il sole e non c’è più traccia di nulla e presto anche al Casetto  tutto passerà…. vero?

una zuppa improvvisata

É una sera di novembre. Fuori é buio da più di due ore. La collina già dorme, i gatti sono in giro.
Ho messo un altro ciocco di legno nella stufa ed in casa si sta bene, ma guardando fuori dai vetri sorge il desiderio di sentirsi coccolata.


Manca ancora un po’ all’ora di cena, quindi posso farcela.
Una zuppa calda!
Si! E me la invento con quello che ho.
Come prima cosa prendo fuori il mio bel tegame di coccio che solo a guardarlo si pregustano delizie.


Affetto una cipolla e un paio di piccoli porri, li metto a soffriggere nell’olio. Ci aggiungo anche un po’ di quello aromatizzato all’erba cipollina e di quello all’aglio, un cucchiaino, mica tanto.
Poi, vediamo… Carota e sedano, quelli stanno sempre bene.
Ho del cavolo cappuccio, lo affetto sottile sottile e sbollento un pomodoro, lo sbuccio e lo taglio a cubetti.
Sempre a cubetti anche una patata bella grande e poi ho dei fagioli lessi, cannellini.
Tutto nel tegamone!
Sale, pepe, ricopro di acqua (anzi del brodo dei fagioli lessati che viene più buona), le mie erbe aromatiche, salvia, rosmarino, timo…
Mescolo tutto e chiudo col coperchio.


Adesso posso mettermi tranquilla a rilassarmi accanto al fuoco… Per la cena ho risolto.
Tra un’oretta la zuppa sarà pronta per la tavola, potrei anche frullarla e trasformarla in crema con i crostini. Chissà!
Mi piace seguire l’istinto (e la fame!) del momento… Sarà un abbraccio caldo nel freddo della notte, con un bel bicchiere di Morellino di Scansano, forse rientreranno a casa anche i gatti, comunque… non sarò sola!