io ero una ghianda. caduta da un albero non lontano. finita in mezzo a zolle di terra tenera, calda e avvolgente.
poi ho messo radici. sono cresciuta.
il mio tronco si è irrobustito anno dopo anno, mi sono alzata dritta verso il cielo, ho steso le mie dita ad abbracciare la valle, ho riparato l’orto dal sole bollente. mi dicevano che forse stavo esagerando perché l’orto aveva bisogno di quel sole, ma a me sembrava di proteggerlo. e poi li sentivo quando parlavano di me: troppo bella per tagliarla! quindi ero tranquilla… nessuno mi avrebbe fatto del male.
ero piena di ghiande, tanti figli da spargere e le mie foglie appena ingiallivano in mezzo a questo tiepido autunno.
poi non lo so cosa sia successo.
ha iniziato a nevicare. la neve la conoscevo, negli scorsi anni ogni tanto mi ricopriva. era gelata ma morbida, e il vestito bianco mi donava. mi sentivo una regina sul bordo del pendio, di fronte la Torre dell’ Erede, più in fondo il Monte delle Formiche e il Santuario… presenze antiche, amiche, e mi faceva sentire importante il fronteggiarli: loro così immobili, pietra salda nel tempo, io una ballerina nel vento, solida ma anche flessibile. con i miei rami accarezzavo il mondo!
ad un certo punto invece i miei movimenti si sono fatti lenti, mi è venuto freddo. ho avvertito come un peso addosso insostenibile… mi sono sentita schiacciata contro la terra, come se qualcuno volesse farmi rientrare sotto le zolle da cui ero partita…
no, io non mi piego alle ragioni altrui, resisterò al dolore, mi dicevo.
poi… è stato troppo. ho tenuto duro, mi sono distesa nella tempesta e ho sopportato finchè ho sentito come una lama che mi squarciava e il mio cuore è andato in pezzi.
ora sono sparsa sull’orto che volevo custodire, sulla collina affacciata sul bosco di aceri e ginestre, di ginepri e roverelle, rosa canina e frassini… e mi sento come se non ci fossi più …
mi sento le radici pesanti, però… le sento piantate, sì, è come se avessero strappato insieme al vestito bianco che mi ricopriva anche brandelli di me, ma la vita mi scorre davanti e vedo ancora la valle… dilaniata, squarciata, mi sento paralizzata senza rami da scuotere eppure sono sempre dov’ero… ci sono ancora, sono qui e ricordo, sono qui e respiro, come può respirare un albero… un albero fatto a pezzi senza una ragione. spero che con i rami perduti possa nutrirsi il fuoco e dare gioia a quelli della casa che sono sempre stati gentili con me… mi dicevano che ero bella e che non mi avrebbero tagliata… non è colpa loro quello che è successo, lo so.
solo che mi sento triste perché non so se potrò tornare com’ero, se saprò ricrescere , se saprò restare…
solo una cosa so: ci proverò.